“Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovaci tutti sulla stessa barca”, ecco poche parole di Papa Francesco che riecheggiano nelle nostre orecchie e ci portano alla memoria le immagini e la Pasqua di un anno fa.

Sì un anno trascorso nell’attesa, nella speranza, trascorso nel tentativo di riportare tutto a come eravamo. Il tempo passa e la storia non torna indietro. La barca della vita ci spinge in avanti e ci porta a vedere chi sta nella barca con noi, o meglio chi forse non è più nella nostra barca, ma in una zattera alla deriva.

Le difficoltà continue, la mancanza di lavoro, la chiusura di tante attività, hanno dato vita a tante nuove zattere di fortuna: uomini e donne che con la loro dignità bussano alla porta dei Centri d’ascolto diocesani, per una parola, per essere ascoltati nel loro dolore, ma troppo spesso per avere un aiuto.

Le loro zattere hanno bisogno di essere riparate, o meglio ancora, hanno bisogno che le nostre barche siano condivise, diventino spazi di accoglienza.

La fatica più grossa che si vive non è solo la mancanza di pane, di lavoro: è la mancanza di avere qualcuno accanto, di sentirsi soli, non sapendo a chi rivolgersi.

La fraternità può diventare quello spazio condiviso, quell’abbraccio che non si può, quella carezza che scalda il cuore, che asciuga le lacrime.

Noi, Signore, ci siamo per essere le tue mani, ma Tu, che in questa Pasqua risorgi per noi, sii il Vero consolatore, il Solo che può diventare Prossimo nella vita di ciascuno, che può fare sì che si speri contro ogni speranza. Risorgi e togli le bende che imprigionano il nostro sperare.

Sr Barbara Elia
Coordinatrice Centri di Ascolto diocesani

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