Ci sono due proverbi che di cristiano non hanno proprio niente, ma che noi ripetiamo spesso.
Il primo è il "tempo è denaro". Il secondo è "nessuno fa niente per niente".
Esprimono entrambi la concezione della vita come un mercato, dove tutto ha un prezzo, tutto dev’essere comprato, venduto, pagato.
Certe volte anche la nostra fede la viviamo così: trasformiamo Dio in un mercante come noi, gli diamo delle cose e Lui deve fare quello che gli chiediamo.
Sono tristi la vita e la fede trasformate in mercato. Fanno persino perdere la pazienza a Gesù che, come ascoltiamo oggi nel Vangelo, butta via tutto ciò che ha trasformato il tempio di Gerusalemme in un piazza-mercato e caccia i mercanti che, proprio lì, avevano costruito il proprio business.
Il tempo è dono e la vita è gioia di gratuità. Le nostre comunità dovrebbero essere questo.
In questa domenica della Carità sarebbe bello passare in rassegna i volti e le storie di vita feriali che nelle nostre parrocchie ci indicano la gratuità del dono di sé . Sarebbe anche un interessante esercizio quaresimale, fare piazza pulita dei nostri subdoli mercati personali e comunitari, per rendere la nostra vita e le nostre comunità "Tempio" di Colui che è stato venduto per trenta denari, ma che si è offerto solo ed esclusivamente per puro amore.
Il gesto concreto di donare qualcosa per sostenere coloro che fanno fatica a vivere, diventi impegno a donare amicizia, vicinanza, fraternità, prossimità a quanti hanno bisogno, prima di tutto, di essere amati.
La Cattedra disarmante della Croce ci insegna che i soldi e le cose che doniamo agli altri non hanno valore in sé, se non sono accompagnati dal Dono gratuito della nostra stessa vita.
Buona domenica della carità! Con l’auspicio che i nostri "mercati" si trasformino in "piazze della fraternità", "infatti qui non si tratta, di mettere in ristrettezza voi per sollevare gli altri, ma di fare uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: colui che raccolse molto non abbondò, e colui che raccolse poco non soffrì l’indigenza" (1Cor 8,14-15). Tutti, infatti, siamo sulla stessa barca!
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