Carissimi,
grazie per la generosità dimostrata ieri da molte delle nostre parrocchie che hanno aderito alla preghiera, al digiuno e alla carità. Se lo ritenete, fatemi sapere attraverso un messaggio o una mail gli importi raccolti che, ribadisco, possono essere inviati direttamente a Caritas Italiana attraverso i conti correnti che trovate sul sito www.caritas.it

Ribadisco che NESSUNO è autorizzato a usare il logo della Caritas (parrocchiale, diocesana e italiana) per la raccolta di beni materiali di qualunque genere.
Perché questa scelta di fare una raccolta solo in denaro?
- Perché i costi per far arrivare in loco i beni sono maggiori dei beni raccolti.
- Perché non abbiamo magazzini nei quali verificare e stoccare i beni da inviare.
- Perché inviare scatoloni di beni che non riusciamo a verificare può essere pericoloso.
- Perché anche in loco è difficile garantire (è quanto ci ha detto questa mattina il direttore di Caritas Ucraina) che i beni arrivino a buon fine. Per quanto riguarda i medicinali, per esempio, non può essere garantito il ciclo del freddo e rischiano di essere compromessi.
- Perché la rete Caritas sta sostenendo economicamente le Caritas di Polonia, Bielorussia, Romania e Moldavia che stanno facendo fronte ad un massiccio arrivo di profughi (la stima di oggi e di circa un milione di persone) e acquistano ciò che serve in loco.

Chiaramente, ciascuna parrocchia potrebbe decidere di aderire alla raccolta fatta da altre organizzazioni o da privati, ma si assume in toto la responsabilità, senza coinvolgere la Caritas e risponderà essa stessa ai donatori che vorranno sapere dove, come, quando e da chi sono stati distribuiti i beni raccolti.

ACCOGLIENZA PROFUGHI
Nell’incontro di ieri in Prefettura è emerso che si privilegerà l’accoglienza nei CAS (centri di accoglienza straordinari) che attualmente sono, quasi tutti, vuoti. Pare che il Viminale prevede l’ampliamento dei posti in queste strutture.

Rimane chiaro che è possibile accogliere in forma privata nelle proprie case facendosi carico dei costi dell’accoglienza. Vale la pena sottolineare che nessuno, al momento, è in grado di stabilire i tempi dell’accoglienza. Così come bisogna fare molta attenzione, soprattutto sul versante dell’accoglienza dei minori, dando comunicazione alla Prefettura, al Comune, al Tribunale dei minori. In ogni caso, o adulti o minori accolti va fatta comunicazione al Comune, alla Prefettura e alla Questura. Si scoraggiano, in ogni caso, trasferimenti in autonomia di minori non accompagnati.

Altro aspetto da non sottovalutare è quello sanitario, tenendo conto che in Ucraina la percentuale dei vaccinati è veramente bassa. Prima di avventurarsi in un’accoglienza è necessario anche un’interlocuzione con l’ASL di appartenenza.

In ogni caso la cosa che appare migliore in questo momento è aspettare che si occupino i posti nei CAS e raccogliere eventuali adesioni per accoglienze, qualora i posti non fossero sufficienti.
Si può sempre collaborare con i CAS per il sostegno materiale ed umano alle persone accolte.

In questo momento, come ci ha esortato questa mattina il direttore di Caritas Italiana, la parola d’ordine deve essere: corresponsabilità. Non si tratta di mortificare l’onda positiva di generosità che sta arrivando dalla gente, ma orientarla con razionalità perché in un’emergenza umanitaria di questa portata c’è bisogno di coordinare gli aiuti con la prospettiva che, una volta spenti i riflettori su questa guerra, quelle comunità avranno bisogno di sostegno, di accompagnamento e di aiuto per ricostruire il tessuto sociale, ecclesiale e personale. Mi ha commosso questa mattina ascoltare la direttrice della Caritas Ucraina (caritas che fa riferimento ai cristiani cattolici di rito greco-bizantino) e il direttore della Caritas Spes (che fa riferimento ai cattolici di rito latino) i quali, pur provati anche personalmente dalla terribile situazione che sta vivendo il loro Paese, hanno avuto parole di pace e di riconciliazione e ci hanno chiesto di pregare perché cessi al più presto l’uso delle armi e si ritorni a trattare. Abbiamo anche il dovere di ricordare alle nostre comunità che non dobbiamo solo "fare solidarietà", ma essere solidali con uno stile sobrio e anche attento ai veri bisogni. Questo aspetto educativo deve essere il lavoro che le Caritas devono compiere sempre: nell’ordinarietà del loro servizio e nelle emergenze.

Continuerò ad informarvi sullo sviluppo, in continua evoluzione, di questa emergenza umanitaria e resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Il Signore ci doni pace!
Melpignano, 3 marzo 2022

Il direttore
d. Maurizio Tarantino

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